Camber Tire: evoluzione del pneumatico.
Nel 1839, Charles Goodyear scoprì, in modo del tutto casuale, come vulcanizzare le gomme. Da allora, i maggiori passi in avanti fatti dall’industria dei pneumatici si possono contare sulle dita della mano.
Nel 1846, Scott Robert Thompson inventò i pneumatici, che furono poi ripresi e migliorati quarantadue anni dopo da John Dunlop. Nel 1946 la Michelin brevettò la cinture radiali in acciaio; nel 1954 furono immessi sul mercato i pneumatici senza camera d’aria, seguiti, nel 1958, dalla prima ruota autoportante e nel 1968 dai pneumatici a basso profilo.
A questa lista di pionieri si può aggiungere il nome di John Scott che, recentemente, ha presentato quello che lui ha battezzato ‘Camber Tire‘, e che si propone come un ottimo pneumatico, al momento ancora soggetto a test e valutazioni.
La rivista Automobile Magazine ha selezionato questa gomma come una delle più interessanti e significanti tra le moderne tecnologie. Oggi che sono stati condotti una serie di test e prove di performance, la Camber Tire conferma le promesse fatte.
L’idea di Scott Robert Thompson
Ma come nasce questo pneumatico? Alcuni anni fa, John Scott, un produttore di auto del Wiscounsin, fu ispirato dalla vista di una berlina tremendamente sovraccarica che esibiva ruote posteriori inclinate e un particolare angolo di campanatura delle gomme.
Scott si convinse che si poteva guadagnare qualcosa nell’orientare le gomme in quel modo particolare e con questa idea in testa decise si appuntare il proprio progetto di Camber Tire. Dopo aver fatto richiesta di brevetto, rilasciato nel 1999, per ‘un pneumatico con un diametro costantemente decrescente’, Scott progettò un profilo asimmetrico che prevedeva la parte interna significativamente più corta di quella esterna.
Mentre un angolo negativo di campanatura, fino a dieci gradi, poteva dare effetti positivi, il primo pneumatico sperimentale che Scott progettò era realizzato con un angolo di soli due gradi. Questa scelta, insieme alla scelta di variare le sospensioni per compensare la differenza di angolatura in sezione, ha portato ad una serie di ben definiti benefici, tra cui una guida più silenziosa, una migliore risposta in caso di manovre di emergenza, una più elevata maneggiabilità e stabilità ad elevata velocità e performance superiori in caso di competizioni su circuiti ovali.
Sul sito web di Scott (all’indirizzo www.cambertire.com) è possibile controllare una serie di parametri, caratteristiche e dettagli sulle Camber Tire.
Naturalmente, i più scettici potrebbero chiedersi perché le maggiori case produttrici di pneumatici non si sono preoccupate di riprodurre questo piccolo trucco per ottenere tali convenienti risultati. Il problema è che per potere confermare le promesse dei Camber Tire di Scott bisognerebbe guidare ai limiti delle performance delle auto o delle moto. Quando Scott offrì l’opportunità di testare alcune gomme ancora sperimentali al suo primo partner, ossia M&H, la rivista Automobile Magazine era presente. Lo scopo del test era quello di evidenziare il fenomeno della camber trust, ossia della forza che permette, in caso di curva, di assumere al meglio l’inclinazione che permette di effettuare il percorso curvato (questa forza è molto evidente soprattutto nella curvatura delle motociclette). Nel caso delle auto, in realtà, non si riesce ad ottenere una perfetta aderenza a causa dell’impossibilità, da parte dei sistemi di sospensione, di compensare completamente il corpo in curva.
I progettisti di auto e di pneumatici evitano di utilizzare angoli elevati di campanatura per problemi di equilibrio tra le diverse ruote, anteriori e posteriori. Nel caso dei prototipi delle Camber Tire di Scott, invece, si verificano una serie di importanti condizioni: la prima è che i pneumatici, di tipo run flat, mostrano un’usura normale, anche sul lungo chilometraggio, la seconda che questo tipo di pneumatico riesce a curvare senza avere rallentamenti a causa delle deviazioni delle sospensioni.
I test effettuati sui pneumatici di Scott, a cui ha partecipato la rivista Automobile Magazine sono stati molto semplici visto che erano solo volti a confermare o meno le caratteristiche decantate dal progettista. Per questo motivo sono state utilizzate due Mitsubishi Lancer Evolution, una dotata di pneumatici standard, l’altra con set di pneumatici di Scott.
I risultati hanno confermato che le Camber Tires offrono dei vantaggi notevoli rispetto ad un design di gomme convenzionale. Vantaggi che si traducono in un miglioramento della distanza di frenata dell’ordine del 6% e di un elevato miglioramento del grip in curva.
I risultati del test sulle Camber Tire
Un’altra delle peculiarità delle gomme di Scott è che presentano un’ottima risposta e un andamento facilmente prevedibile alle curve. Inoltre, l’angolo Evo risulta significativamente ridotto e, al limite del grip in curva, piccolissimi tocchi nella sterzata si rivelano sufficienti per mantenere l’auto sul tragitto desiderato. Il feedback riportato dai piloti è risultato quindi positivo anche e soprattutto su strade imperfette e piene di buchi: in questi casi, infatti, i pneumatici offrono un’ottima resistenza ed attenuazione agli sbalzi, proteggendo sia il pilota che il telaio.
Ad oggi Scott sta collaborando ancora con M&H per costruire ulteriori modelli di Camber Tires, con dimensioni e caratteristiche differenti. Lo scopo finale del progettista, infatti, è quello di vendere la sua tecnologia alle grandi industrie produttrici di pneumatici, per permettere un maggiore sviluppo e crescita di questo concetto. E se ciò avverrà, allora si potrà inserire a pieno titolo il nome di Scott tra quelli dei grandi rivoluzionari dei pneumatici.
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