La resistenza al rotolamento delle gomme è un elemento chiave per contenere i consumi: scopriamo quanto carburante fanno risparmiare i pneumatici giusti.
I produttori di gomme auto stanno ponendo sempre più attenzione sulla resistenza al rotolamento dei loro prodotti, che dev’essere bassa per consentire il contenimento dei consumi, tema verso il quale l’interesse è in costante crescita nell’ottica di tutela dell’ambiente. Con a bordo dei buoni pneumatici si risparmia carburante: ma quanto? Per poter rispondere a questo quesito è necessaria un’analisi approfondita, che chiama in causa la fuel efficiency, ovvero l’efficienza in termini di consumi di carburante. Stando ai dati raccolti annualmente, con dei pneumatici di alta qualità – basandosi sui calcoli dei chilometri percorsi complessivamente ogni giorno dagli automobilisti in Italia – si potrebbero risparmiare quasi 730 milioni di litri di carburante in totale. Una bella cifra, vero? Ecco perché delle gomme con bassa resistenza al rotolamento si rivelano fondamentali.
L’incidenza della resistenza al rotolamento
Spesso tale aspetto viene sottovalutato dagli automobilisti, convinti appunto che l’incidenza della resistenza al rotolamento sia marginale e non in grado di modificare più di tanto i consumi. In realtà, come abbiamo visto, è un parametro significativo: più è alta la qualità dei pneumatici, maggiore è la loro capacità di contenere i consumi di carburante. Per capire ancora meglio le cifre di cui parliamo, con quei 730 milioni di litri risparmiati si potrebbe fare il pieno a oltre 14 milioni di utilitarie all’anno, prendendo come riferimento un serbatoio con capacità massima di 50 litri. Siete ancora convinti che la resistenza al rotolamento incida soltanto in maniera marginale sui consumi di una vettura? In termini economici, parliamo di un risparmio di circa 1,3 miliardi di euro, sempre considerando solamente gli automobilisti italiani. E a questi vantaggi vanno aggiunti, naturalmente, quelli che riguardano l’ambiente, che da una riduzione delle emissioni non può che trarne benefici.
La manutenzione è un aspetto chiave
Oltre alla scelta di pneumatici di qualità, un altro elemento chiave per limitare i consumi di carburante è la manutenzione: gomme ben tenute lavorano meglio, sono più efficienti e perciò consentono di consumare meno. È facile da comprendere che una copertura sgonfia porti ad un maggior consumo di carburante, poiché si crea attrito fra il battistrada e la superficie stradale e ciò comporta uno sforzo superiore da parte della vettura per poter avanzare, che richiede maggior energia e dunque un dispendio più elevato di carburante. Ecco perché la pressione di gonfiaggio va verificata con regolarità, accertandosi che sia sempre al livello corretto (indicato all’interno del libretto di circolazione dal produttore del veicolo). Allo stesso modo, bisogna far controllare dal gommista ogni anomalia – come ad esempio l’usura eccessiva di una parte della gomma – perché significa che qualcosa non funziona in modo corretto.
La classificazione energetica
Parlando in termini numerici, la resistenza al rotolamento di un pneumatico incide fino al 20% sui consumi di carburante di un’auto, che si traducono naturalmente in emissioni nell’atmosfera. Per tale ragione è stata resa obbligatoria per tutti i pneumatici in commercio la classificazione energetica, da inserire nell’etichetta europea: tale classificazione calcola le emissioni di una gomma in una scala da A a G, nella quale le coperture più efficienti e con una bassa resistenza al rotolamento sono catalogate con la lettera A, e poi via a scendere fino alla G. I pneumatici di classe B consumano 0.1 litri in meno ogni 100 chilometri rispetto a quelli di classe C. Mettendo a confronto una gomma di classe A con una di classe C, il risparmio ogni 100 chilometri arriva a 0.3 litri, mentre fra un pneumatico di classe A e uno di classe G la differenza è di 0.6 litri ogni cento chilometri; in termini pratici, significa 5 pieni di carburante in meno nel corso del ciclo vitale delle gomme.
Partecipa alla discussione